Plutone fa il
suo primo ingresso in Capricorno il 26 gennaio del 2008.
In Italia ci troviamo nel pieno del quarto Governo Berlusconi, l’ultimo, quello in cui l’Italia non ne può più delle inchieste giudiziarie a carico del Presidente del Consiglio e degli scandali sessuali in cui è coinvolto. Sono gli anni di Noemi Letizia, della D’Addario, del bunga bunga e del Rubygate, gli anni in cui l’Italia e soprattutto le donne non ne possono più di una rappresentazione del femminile svilente e totalmente scollata dal vissuto quotidiano della maggioranza delle donne. Sono gli anni della normalizzazione delle battute sessiste… ricorderete il famoso pullman di troie promesso ai suoi calciatori, gli anni in cui le peggiori pratiche del sessismo sono state sdoganate, anni di retrocessione ad una forma di patriarcato tossico a cui non avremmo mai pensato di dover tornare e in cui essere donna è stato davvero difficile, perché frasi come “La patonza deve girare” speravamo di non doverle sentire più.
In questo libro si legge che: “Il
percorso di riconoscimento del femminicidio come crimine contro l'umanità ha
una valenza universale: consente di individuare il filo rosso che segna, a
livello globale, la matrice comune di ogni forma di violenza e discriminazione
contro le donne, ovvero la mancata considerazione della dignità delle stesse
come persone.
Il Capricorno è un segno collegato simbolicamente alla tipica struttura gerarchica patriarcale, e Plutone, transitando in questo segno, ne ha fatto emergere gli aspetti degenerati e degeneranti. Chi ne ha fatto maggiormente le spese sono gli opposti valori Cancro, ossia, tanto per citarne alcuni:
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La
protezione e la sicurezza dei bambini (vedi i tanti scandali legati alla
pedofilia e i tentativi volti ad un suo sdoganamento; l’introduzione del
concetto di “gender fluid” già in tenera età; i crimini di guerra contro i
bambini; il traffico di organi di bambini;
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La sistematica
distruzione del comune senso della comunità e della collettività;
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La
sistematica distruzione della sovranità popolare e delle forme della
rappresentanza popolare.
Chi dice che il patriarcato non esiste più, sbaglia, perché pensa al vecchio modello della famiglia patriarcale che non esiste più. Ma il patriarcato non è quello o solo quello. Il patriarcato è un paradigma culturale, un modello di pensiero che si riproduce e cambia a seconda dei tempi, ma che alla base mantiene sempre il concetto cardine di “dominio” del più forte sul più debole, quando invece la natura ci dice che i sistemi vincenti sono quelli cooperativi e non quelli competitivi.
E’ un modello di pensiero e di strutturazione sociale che
risale ad almeno 4.000 anni fa, ormai talmente radicato nella coscienza umana
da risultare invisibile perché “normale”.
Le lotte delle donne hanno sempre cercato di portare alla luce questa verità di fondo, di accendere uno spot sull’elefante nella stanza, che nessuno vede. Il neoliberalismo patriarcale, con la sua abilità di inglobare e normalizzare in sé ogni istanza al vero cambiamento è riuscito poi a far divergere in gran parte le istanze iniziali in una sorta di falso femminismo, il cosiddetto post-femminismo, che assume l’eguaglianza delle donne come un dato oramai acquisito, lasciando spazio ad una femminilità funzionale al potere, che riduce la libertà alla scelta consumistica e poco più.
Sta di fatto che, da quando Plutone è in Capricorno, le uniche due grandi manifestazioni popolari che si sono tenute in Italia in quindici anni le hanno volute le donne, perché le donne, vivendo da sempre ai margini dell’impero, hanno una visione più ampia e, al di là dei recinti ideologici, “sentono” quando è ora di muoversi e di dire “basta”.
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