Questo delizioso koan Zen è il mio personale omaggio all’ingresso di Nettuno in Pesci.
Perché il senso racchiuso in queste poche parole si riveli, bisogna inseguirlo con l’intuizione, un’intuizione diffusa, meno focalizzata di quella uraniana, in cui la mente razionale è costretta ad una sorta di resa.
La sensazione più comune è di vertigine, come se qualcosa si espandesse dall’interno e rivelasse una verità eterna, attraente e terrifica, sognata e sempre tenuta a distanza, la verità della nostra identità spirituale.
Il volto che avevamo prima di nascere è senza tempo, diafano e luminoso, dolce e caritatevole, sereno come l’alba del primo giorno. E’ nostro e non è nostro, dipende da come lo guardiamo, da quanto permettiamo a noi stessi che quel riflesso ci appartenga, si prenda cura di noi, effondendo la sua radianza in questa nostra dimensione.
Rivelandoci che faccia avevamo prima di nascere, Nettuno in Pesci farà sì che i cambiamenti in atto non si limitino all’identificazione di una serie di varianti, ma si traducano in una metamorfosi.
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